Piatto dalle origini molto antiche e simbolo della tradizione gastronomica toscana, la Ribollita, come altre ricette popolari, ne testimonia l’origine povera e contadina. Fonti manoscritte e di stampa risalenti al Cinquecento, attestano l’esistenza ben codificata di una minestra preparata con alcuni degli ingredienti che caratterizzano la Ribollita: il pane e il cavolo nero.
I signori feudatari, durante i loro sfarzosi e lauti banchetti, sempre a base di carne, erano soliti farsi servire gli arrosti su focacce di pane azzimo, da poter mangiare senza usare piatti e posate. Le focacce, tuttavia, non venivano consumate e, a fine pasto, venivano offerte ai servi che le riutilizzavano con le verdure per farne una zuppa. La quantità di zuppa era tale da durare diversi giorni e ciò, in condizioni di ristrettezze economiche, garantiva loro la possibilità di sfamare e nutrire tutta la famiglia. Il nome stesso del piatto lascia intuire che, per la sua preparazione, si procedeva ad una ribollitura degli avanzi dei vari pasti serviti
La vera ricetta, quella più rispettosa delle tradizioni, infatti, non si accontenta di una sola cottura ma prevede che la zuppa venga riscaldata almeno due volte perchè più si ripete la cottura e più acquista sapore e si fa buona.